Abitare

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FASHION DESIGN , VIA DALLA PAZZA FOLLA

2004-05-01


da ABITARE Maggio 2004

di Beppe Finessi

Uno studio zeppo di cose. Un luogo affascinante e denso di memorie. Oggetti cari, specchio della propria vita, come sempre per chi vive immerso nel proprio ''lavoro'' che è sempre, anche, un progetto di vita. Daniela Gregis: volutamente isolata in una sana distanza dal mondo del fashion system, insieme disinvolta e borghese nei comportamenti, sofisticata e semplice al contempo nelle scelte linguistiche. Un occhio davvero alto al progetto grafico della propria comunicazione, e un simbolo come modo per stabilire la rotta (''una piccola stella ripresa da un tatuaggio fatto in gioventù''). Un gruppo di lavoro dove tutti sanno fare tutto, dalle sfilate all'uncinetto, dove chi ha voglia può entrare (''chi gestisce il negozio? una nostra ex cliente'', ''e quel ragazzo israeliano? l'abbiamo incontrato per caso nei preparativi di una sfilata, e da allora ci incrocia nei suoi e nei nostri viaggi nel mondo''), come in una famiglia allargata. Un percorso da autodidatta, e di quella formazione libera conserva ricchezza e anomalie: istintiva e outsider, fiera di tanta spontaneità, merce rara in questo mondo di perfetti robot programmati per vincere, abiurando le emozioni più epidermiche. Anche se a Milano, a Londra e a Tokio i suoi vestiti sono nei posti migliori, Daniela Gregis non vuole diventare una multinazionale, né una grande maison. A lei interesssa mantenere una certa artigianalità, fatta di piccoli numeri. E questo piacere manuale si ritrova nel racconto di una collezione: Gregis non prende in mano matita e pennarelli, non accenna bozzetti colorati come fanno altri stilisti, lei prende un foglio di carta e inizia a piegarlo e tagliarlo, poi appoggia il modellino dell'abito su un rocchetto, utilizzandolo come fosse un manichino in miniatura. Il suo lavoro si sviluppa mettendo a fuoco idee produttive, o riflessioni su materiali, o spunti derivati dalla vita di tutti i giorni, o dal mondo delle favole (Arturo e Clementina, di Adele Turin, ha ispirato una precedente collezione); a volte qualche ricerca sconfina nel design (un ''abito/tovaglia'' di qualche anno fa sembrava precedere i ragionamenti di Lucy Orta). Con un'attenzione, e qui parliamo della qualità più alta del suo lavoro, per una moda che non ingessi i corpi, immaginata su tipologie di abiti programmaticamente lontana da quelle usuali, segnata su possibilità materiche/formali/cromatiche altre, tra sperimentazioni e ricerche più libere. Davvero.


OGGETTI DA INDOSSARE

da ABITARE Dicembre 1999


...Ci sono oggetti che provocano un giudizio immediato, positivo o negativo che sia. Ce ne sono altri che sfuggono a questo criterio e stimolano invece un interesse al processo creativo di cui sono in risultato. Così le gonne, i grembiuli o i sacchetti che Daniela Gregis progetta e realizza rappresentano la traduzione letterale di una serie di sentimenti e intuizioni estetiche e personali che hanno urgenza di esprimersi...



IDEA DI SCOMPOSIZIONE

da ABITARE Settembre 1999


...sarebbe impreciso definirla una stilista: indeciso e in bilico tra il design e il gesto artistico, il suo lavoro è profondamente autoriferito, esprime un'autentica urgenza. Daniela Gregis tesse relazioni tra varie modalità espressive, partendo sempre da un pensiero intorno al vestire, al materiale, alla forma, a un significato... 

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